Orientamento, perché è importante

L’orientamento è un altro aspetto importante della Formazione, infatti durante la mia attività di Tutor e di Facilitatrice nei percorsi per adulti e nel primo percorso universitario, sono arrivata a concludere quanto l’orientamento sia fondamentale nella vita di un individuo. Ciò perché saper riconoscere inclinazioni, abilità, desideri e le molteplici intelligenze che ognuno di noi possiede, anche se spesso inconsapevolmente, riduce al minimo gli insuccessi sia scolastici che lavorativi e quindi le delusioni anche sul piano personale.

Dovremmo avere tutti un orientatore che ci “restituisce” durante il percorso di vita, ciò che siamo in grado di fare e per aiutarci a prendere consapevolezza delle nostre credenze e delle nostre inclinazioni.

Nell’articolo sulla Formazione ho parlato spesso di competenze, dal gergo tecnico della formazione professionale, molti pensano che esistano solo quelle professionali e che i bambini non possano svilupparle. Mi sto ancora documentando sul fatto che le competenze, poiché indicano un certo grado di consapevolezza, non siano raggiungibili prima dei dieci anni. Una cosa è certa: le abilità sono già riconoscibili in età molto precoce, ho infatti lavorato diversi anni al nido e lo posso affermare con sicurezza.

Dunque la figura dell’orientatore non fa altro che indagare tutti gli aspetti che riguardano le conoscenze, le abilità e le competenze che il soggetto possiede, per fare ciò utilizza anche un prezioso strumento che si chiama “bilancio di competenze”, esso è un percorso dove vengono usati test individuali ma anche giochi di ruolo da fare in piccolo gruppo, delle schede dove ci si autovaluta e colloqui con l’orientatore che alla fine restituirà la sua analisi su ciò che siamo/abbiamo, con punti di forza e punti di debolezza. L’orientatore, come figura professionale, quindi si può trovare nei passaggi tra i percorsi scolastici e nei centri per l’impiego, ma anche nelle grandi aziende di selezione del personale o nelle agenzie formative. Tuttavia anche se questo professionista opera in determinati contesti, nulla vieta che insegnanti, educatrici o formatori sappiano riconoscere e valorizzare bambini e ragazzi durante tutto il percorso di studi, anziché “catalogarli” in etichette come “non sa fare questo” o “non è in grado di apprendere quella cosa”, ma al contrario, in senso positivo egli può riconoscere ciò in cui eccelle e fare in modo di aiutarlo a mantenere alta la sua motivazione. Ognuno deve avere la possibilità di poter esprimere il proprio potenziale venendogli riconosciuto così da poterlo approfondire e divenendo un possibile sbocco lavorativo in futuro.

A ciò detto ognuno di noi è molto di più di quello che è stato scritto nelle “pagelle” a suo tempo, tuttavia ciò, o non è mai stato riconosciuto o lo è stato solo dopo molti fallimenti. Chi lavora nel settore educativo deve poter esplicitare i talenti che ogni bambino o ragazzo ha, anche con i genitori, a tal proposito richiamo volentieri un film come “L’attimo fuggente” di Peter Weir. In questo film c’è un insegnamento sottinteso in tal senso, infatti il professor John Keating, interpretato da Robbin Williams, invita ciascun studente a coltivare le personali attitudini, le quali emergono, guarda caso, allorquando troviamo qualcuno che crede in noi e ci stimola a “tirarle fuori”.

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